Genitori in gioco
Essere un genitore perfetto sembra sia una meta impossibile. Ma con un po’ di buona volontà, un bimbo di cinque anni che gioca a minirugby e uno splendido compagno di viaggio che ti fornisce con il più totale spirito rugbistico l’indispensabile sostegno, puoi provare con tutto te stesso a conquistare quella meta, centimetro dopo centimetro. Stefano Verza ha avvicinato suo figlio di cinque anni al “rebbi” (come lo pronuncia il bambino) ritenendo che sarebbe stato utile per favorirne la crescita complessiva. Mai si sarebbe immaginato che sarebbe stato più utile a lui. In un intenso primo anno di sport, il genitore non solo si scontra con le tipiche ansie, i dubbi e i travagli psicologico/emotivi del proprio ruolo ma anche con il timore di essere diventato un genitore ultrà che impone al figlio di diventare quello che lui vorrebbe che fosse: nello sport come nella vita.
Editore: Absolutely free
Autore: Stefano Verza classe 1965, psicologo del lavoro, ha iniziato la sua avventura rugbistica rigorosamente a bordo campo, in qualità di genitore di un bimbo che ha iniziato a giocare a minirugby. Non conosce le regole di questo sport (per goderselo con occhi puri e disincantati), sa solo che si deve avanzare passando indietro e che si deve placcare l’avversario per impedirglielo.
Paolo Sale classe 1972, ha iniziato la sua avventura rugbistica a quattordici anni. Dopo sei anni di gioco, un infortunio lo ha costretto ad abbandonare, ma la sua avventura è proseguita a bordo campo come allenatore. Infatti nel 1991 ha iniziato la sua formazione tecnica F.I.R. Nel corso della sua esperienza come allenatore ha ricoperto le fasce d’età dai 7 ai 20 anni.